Riflessi di Scienza

Sono tanti i confini che ci assillano.

Andrea Brunello Season 1 Episode 6

La nostra esistenza sembra essere dominata dai confini: geografici, politici, ma anche psicologici, cognitivi e culturali. Ne parliamo con Elena Franchi, professoressa presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell'Università di Trento che ci spiega cosa possiamo imparare dagli antichi Greci sui confini e sulle possibilità che si dischiudono valicandoli e trasformandoli in occasioni. A volte per guardare avanti è necessario guardare indietro.

Grazie per l'ascolto! Per contattarci scrivi a andrea.brunello@unitn.it
Qui trovi il sito del podcast presso il portale dell'Università di Trento.

Unitrento 


Andrea Brunello – 00:10

Ehi tu sì, tu che stai ascoltando questo podcast, oggi parliamo di confini. Non solo i confini fisici, si anche di quelli ma anche di confini mentali, cioè quelli che non capiamo e che non vediamo e a volte, ma che ci limitano. Tutti abbiamo dei confini, già avere dei confini naturale, senza confini non ci saremo, cioè tutto ha dei confini; noi ci definiamo, grazie ai confini. Eppure, a volte i confini sono anche dei limiti perché non ci permettono di vedere e di accedere ad altro. Infatti, spesso il divario tra confine limite è molto sottile, a volte voglio dire proprio la stessa cosa. Partiremo a massima velocità su un concetto che è delicatissimo, i confini e sentirai questa parola confini, menzionata tante volte: confini, confini, confini confini. Oggi parleremo di confini quindi, e di limiti, e lo faremo con Elena Franchi professore ordinario presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento. Elena studia gli antichi greci e uno potrebbe chiedersi sì, ma che cosa c'entrano gli antichi greci con i confini e uno potrebbe anche chiedersi ma cosa c'entra Elena Franchi con i confini. Ma insomma, uno può chiedersi un sacco di cose, se vuole. Sembra essere una triangolazione matta, però in realtà matta non lo è e adesso lo capirai. Tutto è cominciato con una domanda. Ma quale domanda? 


Elena Franchi – 01:39

Qual era la domanda? Credo di averlo capito ora.


Andrea Brunello – 01:41

Scusami Elena. Non abbiamo ancora detto niente. E qual era la domanda? 


Elena Franchi – 01:45

I confini dividono. Che cosa divide che cosa unisce? Era questa la domanda… 


Andrea Brunello – 01:52

Ah sì, perché potremmo anche valutare che poi noi continuiamo con… 


Elena Franchi – 01:58

Cos’è il nemico? Il nemico è una nostra costruzione che possiamo decostruire, si  può essere amici, si può tornare nemici. 


Andrea Brunello – 02:04

Sì sì appunto, si può essere un po' amici un po' nemici. Parenti serpenti per dire. 


Elena Franchi – 02:11

La mia domanda è: ma la guerra è una necessità biologica o un'invenzione culturale? 


Andrea Brunello – 02:18

Sì sì certo, però sono un po' confuso non dovevamo parlare degli Antichi Greci? 


Elena Franchi – 02:22

Nel mio piccolo, nella mia quotidianità di Elena Franchi che cerca di capire la quotidianità, devo dire che studiare gli antichi greci mi ha aiutato. 


Andrea Brunello – 02:31

Ecco ecco, vedi che in qualche modo c'entrano con questa puntata e però scusa Torniamo un attimo a quella tua domanda sulla guerra se è un comportamento appreso, se è innato… Sai che mi hai acceso una certa curiosità? 


Elena Franchi – 02:44

C’è stata una lunga tradizione di studi che ha inteso dimostrare che l'istinto alla violenza, all’aggressività e dunque anche alla guerra fosse innato e inevitabile e poi si è affermato parallelamente un'altra scuola di studi che invece cerca di mostrare che la guerra è un invenzione dell'essere umano, è una costruzione culturale oppure diciamo che si verifica in presenza di determinate condizioni e quindi evitando quelle condizioni, forse si può evitare il conflitto. 


Elena Franchi – 03:58

Io penso che se noi ci concentrassimo molto di più sulla cooperazione sui confini che non sui conflitti e valorizzassimo molto di più la cooperazione, molte tensioni potrebbero essere stemperate verso attraverso la valorizzazione di questa cooperazione. 

Andrea Brunello – 04:15

Siamo partiti proprio in quarta o anche in quinta, in sesta dire, su questa cosa dei confini. Certo però che la domanda è veramente super urgente: tutte queste cose sulla guerra, sui confini, sul senso dei confini, voglio dire… 


Elena Franchi – 04:33

I confini perché dobbiamo sempre ai confini come linee che dividono e dobbiamo pensare ai confini come a oggetto di conflitto.


Andrea Brunello – 04:42

Si beh però dipende sempre dalla narrazione che ci fanno o che ci facciamo, cioè lo storytelling che ci creiamo dentro la nostra testa perché noi teniamo a cadere spesso in questa trappola di raccontarci delle storie, cioè gli altri diversi da noi, noi contro di loro, noi buoni loro cattivi. Ci viene detto che gli altri verranno a prenderci, verranno a prendere le case, il lavoro, l'automobile, le mutande… No, le mutande no! Ed ecco allora che ci mettiamo a studiare le arti marziali. Il discorso che noi ci facciamo sulle cose… 


Elena Franchi – 05:12

È molto importante per il modo in cui viviamo le cose. 


Andrea Brunello – 05:15

È vero, tantissimo di quello che noi facciamo anche come collettività, dipende dalle storie che ci raccontiamo, che ci vengono raccontate, tramandate. Proprio la costruzione mentale, questa immagine collettiva, e allora ecco che magari ci immaginiamo anche idee come gruppo etnico. 


Elena Franchi – 05:33

Come si costruisce l'idea di gruppo etnico, l'identità etnica? Perché a un certo punto, un gruppo di esseri umani, sente di condividere alcuni aspetti che lo distinguono da altri esseri umani, che fanno parte di un altro gruppo e che quindi sono diversi da noi, sono percepiti, sono costruiti come diversi da noi, sono l'altro. Che cosa ci porta a costruire questo?


Andrea Brunello – 05:55

Eh, che cosa ci porta a costruire questo? 


Elena Franchi – 05:58

Per molti anni noi studiosi moderni ci siamo concentrati sui conflitti, abbiamo visto solo le guerre e abbiamo tralasciato un po' di vedere tutto quello che invece era cooperazione, comunanza e senso di appartenenza comune che ignorava la politica. 


Andrea Brunello – 06:13

Sì, però dai. Diciamoci la verità a voi studiosi piace studiare le guerre, si studia soltanto quello a scuola, sembra che la storia si è soltanto fatta di guerre. Dicci qualcos'altro di curioso sull’ide di confine. 


Elena Franchi – 06:26

Confine, può essere un'occasione per scoprire quello che non è confine, per esempio. 


Andrea Brunello – 06:31

Ah, questa è buona. Effettivamente se devi definire qualchecosa devi definirne i limiti no? Quindi confini. Cioè, se no altrimenti guardi dentro una specie di nebbia. 


Elena Franchi – 06:45

I confini sono necessari se spostiamo il discorso sul tema dell'identità. Anzi ci sono dei processi di costruzione dell'identità, dell'individuo che passano per la definizione di confini rispetto all'altro perché io mi riconosco come me stesso, diciamo come individuo, come me stessa, vedendo le differenze.


Andrea Brunello – 07:05

Quindi l'idea di confini non è del tutto male, anzi avere un'identità vuol dire avere una certa sicurezza una consapevole una certa stabilità, anche psicologica. In un certo senso quindi i confini offrono anche un'opportunità, un'occasione. 


Elena Franchi – 07:21

I confini possono essere un'occasione, io la vedo così. Ma del resto lo dice anche un po' l’etimo della parola stessa pare, insomma, l'etimo più accreditato è quello che riconduce la parola a cum e finis e cum in latino è la preposizione che si traduce con «con»; fare con, finis insieme a territorio, confina, anche però con, cioè un qualcosa che si fa insieme.


Andrea Brunello – 08:02

Allora tiriamo le somme: i confini possono essere fonte di condivisione, ma possono essere fonte anche di divisione; possono essere il luogo di scambio, di incrocio, di idee e di proposte, i nemici possono essere amici se cambiano punto di vista e gli amici possono diventare nemici e poi in fin dei conti confine, vuol dire anche fare cose assieme. Non ci avevo mai pensato a tutte queste cose.


Andrea Brunello – 09:03

Raccontaci un po' di te. 


Elena Franchi – 09:05

Sono cresciuta in una terra di confine che è un'esperienza che condividiamo molti qui in Trentino. Io sono cresciuto in Alto Adige. 


Andrea Brunello – 09:12 

Dove? 


Elena Franchi – 09:13

A Merano


Andrea Brunello – 09:15

Ah Merano, ma sei nata in una famiglia italiana. 


Elena Franchi – 09:17

I miei genitori sono italiani, ma mia madre insistette molto per iscrivermi alla scuola tedesca.


Andrea Brunello – 09:24

Ecco la questione del confine quindi. 

Elena Franchi – 09:26

Ho vissuto una situazione di diversità perché ero l’italiana che frequentava la scuola tedesca.


Andrea Brunello – 09:32

Che tipo di esperienza hai fatto? 


Elena Franchi – 09:33

Il concetto che prevale, l'idea che prevale o forse più il sentimento che prevale è quello della divisione. 


Andrea Brunello – 09:39

Ecco, quindi, che torna questa idea di confine. Però in realtà io faccio un po' fatica a crederci perché dopotutto eravate dei bambini certamente non eravate voi a porvi dei confini o dei limiti.


Elena Franchi – 09:54

Ma c’era anche tantissima condivisione e la facevamo proprio noi ragazzi, noi bambini. 


Andrea Brunello – 10:01

Ecco, ecco, vedi è esattamente quello che pensavo perché in fin dei conti sono gli adulti che insegnano ai bambini la separazione, la divisione, i pregiudizi; sono gli adulti che poi rovinano i bambini. Ascolta ti va di raccontarci meglio la scuola tedesca? 


Elena Franchi – 10:16

Era confinante con la scuola primaria italiana e i due cortili non erano uniti, erano separati da una siepe con alcuni accessi. Però noi bambini giocavamo assieme. 


Andrea Brunello – 10:28

Ma sì, infatti è giusto così che cosa ve ne importava a voi i bambini della lingua: italiano, tedesco è la stessa cosa.


Elena Franchi – 10:35

A volte forse venivamo ripresi per questo ma noi facevamo tanta mescolanza, facevamo tanta condivisione.


Andrea Brunello – 10:40

Questo mi inquieta che vi riprendessero. Senti ma che giochi facevate? 


Elena Franchi – 10:44

Non ricordo i giochi. Ma ricordo così bene quella siepe perché si dava per scontato anche gli insegnanti impegnati nella sorveglianza che noi non giocassimo gli uni con gli altri ma noi lo facevamo; per noi, non riuscivamo a sposare quella logica che era una logica pienamente adulte e abbiamo anche stretto amicizie che poi si sono rivelate amicizie di lungo corso, insomma. E la cosa più divertente era il modo in cui comunicavamo a volte ognuno nella sua lingua, a volte mescolando le lingue; non abbiamo mai avuto problemi di comunicazione o di incomprensione il gioco vinceva su tutto, il gioco ci univa.


Andrea Brunello – 11:22

E qui ci sarebbe una lezione meravigliosa per tutti, cioè il gioco che unisce ma forse non è solo il gioco. Forse il fatto che non ci sono dei preconcetti e quindi qualsiasi cosa abbiate fatto era in accoglienza. Almeno finché qualcuno non vi ha detto che giocare con l'altro non va bene. Senti ma poi questa esperienza, e sono certo che ne avrei avute anche altre, ecco questa esperienza che cosa ti ha lasciato dentro? 


Elena Franchi – 11:44

Questo è un tema, quello della condivisione nelle terre di divisione - condivisione dove prevale il sentimento di divisione -, che mi ha un po' accompagnato tutta la vita e che al momento è il mio tema di ricerca più importante.


Andrea Brunello – 11:57

Riflessione. Se noi guardiamo la terra dall'alto, dalla Stazione Spaziale Internazionale per dire, non ci sono confini politici. Certo, forse ci sono dei confini geografici, ci sono catene montuose, fiumi mari, ma i confini politici sono in realtà tanto una sovra costruzione che abbiamo imposto noi. Certo tanti animali, non lo so, beh non lo so proprio forse tutti gli animali definiscono i loro confini, li proteggono. Molto spesso è proprio una questione di sopravvivenza: gli animali fanno così, sì ma noi? Anche noi siamo animali, però ci vantiamo di essere diversi dagli animali, di possedere un qualche tipo di intelletto, però ecco che poi ci poniamo dei confini spesso immaginari, quando non ci sono, quando non esistono e questi diventano dei veri e propri limiti. 


Elena Franchi – 12:42

Confini materiali, confini immaginari, quanto sono importanti a volte i confini immaginari, quelli che immaginiamo non da soli anche con gli altri, a volte no e però diventano dei limiti. Sì, sì. 


Andrea Brunello – 13:14

Hai voglia di presentarti?


Elena Franchi – 13:22

Mi chiamo Elena Franchi insegno Storia greca antica, poi ogni tanto tengo anche dei corsi che non sono esattamente di Storia greca antica intesa come storia politica, ma anche di religione e società dell'antica, Grecia.


Andrea Brunello – 13:48

Tu sei una studiosa che si occupa dell'antica Grecia. Però da quello che tu mi racconti l'argomento che ti interessa è proprio quello di confini, ti va di elaborare un po'?


Elena Franchi – 13:59

È un tema interessantissimo che io ho ritrovato anche poi tra gli antichi greci. 


Andrea Brunello – 14:02

È vero, però insomma, se ti interessa questo tema forse non è necessario scomodare gli antichi Greci, basta guardare anche alla storia moderna o ancora di più a quella contemporanea; perché proprio gli antichi Greci? 


Elena Franchi – 14:14

Perché ci permette di indagare questi problemi con un certo senso di distacco, gli antichi greci sono un mondo lontano è un mondo che non ha più delle ferite aperte, se ne ha questo accade raramente questo ci permette anche di trarre delle conclusioni che forse su problemi più recenti e più scottanti non possiamo permetterci di trarre. 


Andrea Brunello – 14:33

Eh si, infatti è importante quando si parla di tematiche così delicate, è importante farlo senza toccare punti dolenti, ferite aperte per una come te che viene dall'Alto Adige, poi è ancora più importante. Senti ok, ti faccio una domanda: io ho qualche reminiscenza dai tempi del liceo, non ricordo più molto però quando uno pensa agli antichi greci pensa alle città-stato, immagino quindi che anche lì ci fossero dei seri problemi nell'identificazione dei confini. 


Elena Franchi – 15:03

Tendiamo a retro proiettare, immaginiamo anche tutta la storia precedente come una storia in cui i territori erano ben definiti e i confini tra un territorio e l'altro erano segnati da una linea immaginaria ma che c'era e che si poteva ricostruire. Ecco nel caso degli antichi greci non sempre era così, anzi spesso non era così, avevamo più che dei confini delle zone confinarie, dei territori; a volte addirittura dei territori di nessuno. 


Andrea Brunello – 15:30 

Sì, un po' come la Corea del Sud e la Corea del Nord, dove c'è questo confine, dove c'è uno spazio che è il territorio di nessuno. Avrebbero tutto in comune però non hanno niente in comune.


Elena Franchi – 15:32

Gli antichi greci dicevano spesso la parola Κοινόν che vuol dire comune, avere in comune. 


Andrea Brunello – 15:47

Ecco sì appunto Κοινόν, avere in comune. E in questo caso avere dei confini vuol dire avere delle cose in comune. I confini appunto. Però queste città stato si facevano la guerra. Almeno io ricordo questo dai miei studi liceali di tanti anni fa.


Elena Franchi - 16:02

Comunità politiche diverse: non si limitavano a farsi la guerra le une contro le altre ma condividevano anche in questo caso dei rituali, delle pratiche prima e dopo il conflitto, a volte persino durante il conflitto. Sui confini nelle zone di confine non avveniva solo divisione, ma anche condivisione. 


Andrea Brunello – 16:21

Un po' come i soldati in trincea che a Natale escono e si scambiano regali per poi ricominciare a spararsi a Santo Stefano. Senti ti va di approfondire un po' il tuo campo di ricerca? Cioè so che proprio per studiare la questione dei confini ti concentri sull’idea di stato federale, cioè quelle comunità politiche che in una fase precedente al processo di federalizzazione erano autonome dal punto di vista politico ma poi si trovano a centralizzare alcune competenze e questo offre anche delle opportunità appunto di mettere in comune qualche cosa. Vedi, mettere in comune il concetto torna. Cioè, esistono i confini ma questi diventano luoghi di incontro e di scambio. Ci fai un esempio dall'antica Grecia? 


Elena Franchi – 17:01

L'esempio più eclatante è quello degli achei. Gli achei, in età arcaica - parliamo dell'VIII, VII, VI secolo Avanti Cristo - non erano uno stato federale; rappresentavano un soggetto tutto sommato, non significativo sul piano politico della storia in generale. Gli achei vivono nella parte diciamo più settentrionale del Peloponneso, la storia del Peloponneso in quei secoli è dominata da Sparta. Però a un certo punto, più avanti nella storia, in modo molto significativo nel III secolo cominciano a diventare sempre più importanti e soprattutto a inglobare sempre più comunità politiche, in un'unione politica che arriva a configurarsi come uno stato federale potremmo dire. E la cosa interessante degli Achei, che a me piace molto, è che - allora se fossi in aula direi il dato etnico non è saliente - cioè gli achei non si limitano a sponsorizzare l'adesione allo stato federale presso gli altri Achei e le altre comunità achee, ma arrivano a inglobare anche le città-stato e comunità politiche non achee; quindi, diciamo che hanno un’identità etnica diversa. Però queste comunità, a prescindere dalla loro identità etnica, sono spesso in conflitto le une con le altre ebbene, in alcuni casi, non in tutti, si vede che dal momento in cui esiste lo stato federale acheo, è lo stato che acheo che si prende l'incarico di risolvere queste contese e chiaramente ha un fine, che è quello della stabilizzazione dell'armonia; uno stato federale non può funzionare se c'è un conflitto trai suoi membri. 


Andrea Brunello – 18:39

Quest'ultima frase mi piace molto: uno stato federale non può funzionare se c'è conflitto tra i suoi membri; mi ricorda il mio condominio, cioè il condominio dove vivo. È come uno stato federale, ognuno fa quello che vuole in casa propria nei limiti. Ma poi c'è un amministratore di condominio e delle regole e tutto va bene se siamo in armonia, altrimenti il condominio cessa di funzionare, non so se questo esempio calzi ma…


Elena Franchi – 19:04

Una cosa che con la storia greca sembra non c’entrare nulla…


Andrea Brunello – 19:08

No dai ma perché dici così? Io invece ci vedo delle similitudini. 


Elena Franchi – 19:14

Sei un beota… Sei un beota. 


Andrea Brunello – 19:20

Cioè cosa vuol dire un beota? Perché facevano degli esempi un po' creativi… 


Elena Franchi – 19:33

Beh, da un certo punto di vista sì.


Andrea Brunello – 19:48

Senti ma lasciamo stare i beoti, i condomini e torniamo al punto principale, cioè il federalismo come mezzo per risolvere i conflitti. 


Elena Franchi – 19:54

Il federalismo come mezzo per risolvere i conflitti, insomma da qualche anno gli esperti di federalismo contemporaneo si chiedono se attraverso i processi di federalizzazione, noi possiamo portare la pace. 


Andrea Brunello – 20:03

La questione è di fondamentale importanza perché oggi viviamo in una società globalizzata dove le sfide che dobbiamo superare come collettività sono veramente grandi a cominciare dalla crisi ambientale, la perdita di biodiversità, l’aumento demografico, la questione del cibo, la situazione politica, disparità sociali… 


Elena Franchi – 20:19

Eh io, pensando ai miei antichi greci, ho pensato caspita, però questo è un problema, in effetti che si trova anche nell'antichità e ho cominciato a chiedermi: dal momento della fondazione di alcuni stati federali, sono diminuiti i conflitti?


Andrea Brunello – 20:35

Sì però Elena permettimi eh tu non puoi essere la prima che si sia posta questa domanda. Se la saranno posti in tanti? Perfino il mio amministratore di condominio? 


Elena Franchi – 20:43

Forse non è questa la domanda, forse potremmo vedere il problema partendo da un'altra domanda e ho pensato che forse la pace non era né il fine dei processi di federalizzazione né l’effetto che si poteva immaginare e che invece è l'obiettivo di un processo di federalizzazione e anche dopo, avvenuta la federalizzazione, l’obiettivo di uno stato federale era la stabilità e la stabilità era molto difficile da conseguire sulle zone di frontiera. E come si potevano stabilizzare le zone di frontiera? 


Andrea Brunello – 21:18

Come si potevano stabilizzare questi stati federali dell'antica Grecia? 


Elena Franchi – 21:19

Gli stati federali a un certo punto si sono rese conto che è sui propri confini, che peraltro continuavano a spostarsi no, in base alle vicende politiche, c'erano dei network di cooperazione a livello economico, rituale, a volte c'erano dei veri e propri gruppi etnici, che non si lasciavano dividere da un confine politico e che avevano molte più cose in comune che non di quante le dividessero, e che questo senso di appartenenza, questa pratica di cooperazione aveva un potenziale di stabilizzazione notevole per quelle zone che poteva essere sfruttato anche dallo stato federale. 

Andrea Brunello – 21:55

Sì però senti per me è chiaro che proprio nella diversità che nascono le migliori occasioni di interazione, che nascono le ricchezze maggiori. Perché è vero che moglie e buoi dei paesi tuoi, ma che noia… 


Elena Franchi – 22:12

Stai dicendo una cosa meravigliosa, a me viene in mente il Middle Ground di Richard White, cioè quando noi incontriamo una persona diversa da noi, ci incontriamo su un terreno intermedio, in cui io cerco di capire l'altro, l’altor cerca di capire me. Io traduco, quello che non capisco lo traduco nel mio linguaggio dell'altro e viceversa e attraverso questi processi di traduzione culturale, di mediazione culturale e linguistica, cerchiamo di capirci. Creiamo un terreno comune in cui alla fine riusciamo a capirci. 


Andrea Brunello – 22:38

Uho, sento che questa nostra conversazione sta diventando un po' metafisica. Forse il momento giusto di dire qualcosa di storico antropologico sulla questione dei confini.


Elena Franchi – 22:46

Beh, da un certo punto di vista sì.


Andrea Brunello – 22:49

E allora dillo. Se non ora quando?


Elena Franchi – 22:51

L'incontro è arricchimento e ogni incontro è anche sempre un po' uno scontro e ogni scontro anche sempre un po' un incontro. Si cerca di capirsi e nello sforzo di capirsi ci si arricchisce e si allargano i propri orizzonti. 


Andrea Brunello – 23:03

Musica! 



Andrea Brunello – 23:37

Capisco che la tua ricerca ti fa apprezzare la relazione tra il passato e il mondo contemporaneo, i confini, l'importanza dei confini come luogo di scambio e di condivisione. Insomma, tutte belle cose, però i leader autocratici o anche semplicemente insensibili a queste tematiche, i leader di oggi, sembrano essere indirizzati da qualche altra parte, però immaginiamoci questo: tu parlando davanti alle Nazioni Unite, davanti a questi personaggi. Cosa gli diresti? 


Elena Franchi – 24:00

Studia gli antichi greci.


Andrea Brunello – 24:02

Li mandiamo a scuola. Magari li scriviamo tutti ai tuoi corsi on-line.


Elena Franchi – 24:07

Cercherei di dire in modo efficace tutto quello che abbiamo detto finora, cioè che l’ossessione per i confini forse non sono più nemmeno tanto attuali. 


Andrea Brunello – 24:18

Ahimè, mi sembra che tutto questo sia però soltanto un sogno, almeno per ora…


Elena Franchi – 24:23

Questa adesso mi riporti come dire dall'aspetto scientifico a quello personale; per me i confini sono sempre un limite, a meno che non si riconosca il limite dei confini. Cioè che il confine non ha solo un elemento di divisione. Si bisogna superarli; insomma abbiamo superato l'epoca delle Nazioni, poi ormai i confini territoriali hanno un significato. Lo so che stiamo vivendo eventi drammatici che riguardano proprio anche i confini territoriali; sembra che sia più difficile uscirne di quanto non avessimo pensato ma tutto questo ci dimostra per converso che se superassimo l'idea di confine, forse sarebbe più semplice. 


Andrea Brunello – 25:03

Si, è un po' come dire I have Dream: sarebbe bello, ma il fatto è che noi viviamo in una società dove i confini sono veramente dappertutto, dappertutto e spesso sono inculcati dalle stesse convenzioni di questa società. 


Elena Franchi – 25:24

Assolutamente, oggi non abbiamo parlato d'altro che di confini; confini dell’umano, tra umano e divino, confini sul terreno, confini che dividono che uniscono…


Andrea Brunello – 25:32

Sì sì esatto, infatti è proprio così. Confini che ci dividono, che ci uniscono. Ti faccio un esempio che mi sta a cuore perché lo vedo continuamente. Un confine importante, che poi è un grande limite, è proprio quello che ferma tante ragazze nel loro viaggio verso studi scientifici avanzati. Le donne nella scienza sono sempre meno numerose degli uomini e spesso conducono vite più complesse, più complicate rispetto ai loro colleghi maschi. Tu cosa ne dici?


Elena Franchi – 26:18

Io vorrei che le ragazze, dopo la laurea quando fanno il dottorato, che intraprendono il percorso di ricerca, le ragazze della generazione attuale non dovessero trovarsi difronte a scelte difficili davanti alle quali si è trovata la mia generazione. Cioè non è vero che non si possono avere sia carriera e che famiglia è che l’uno debba escludere per forza l’altro. Mentre a noi è stato detto questo da alcuni. E questo ci ha messo di fronte a delle scelte difficili e per alcuni più difficili che per altre perché poi naturalmente le situazioni individuali divergono molto. Io quando vedo le dottorande oggi penso sempre: «Spero che per voi sia più facile» e anche un compito mio fare in modo che per voi sia più facile.


Andrea Brunello - 27:02

Cioè? Qual è il messaggio che vorresti lasciare a queste ragazze?


Elena Franchi – 27:04

Non pensate di avere i confini, forse è questo. Cioè, mi piacerebbe che le giovani donne di oggi non si lasciassero mettere dei confini che in realtà non esistono. Perché possono fare la ricerca, fare tante cose che le appassionino senza rinunciare al resto.

Andrea Brunello – 27:20

Sì, però questo tuo discorso non vale solo per le ragazze. No vale per tutti perché noi tutti viviamo spesso con delle etichette che ci limitano. Sì, vale per alcuni forse non per altri, però queste etichette sono come delle camicie di forza che ci legano e ci legano tutti, nel bene nel male. Ci condizionano. E io sono questo, io sono quello e questo non posso farlo perché, devo fare quella cosa lì perché…


Elena Franchi – 27:48

Superare i confini delle etichette preconfezionate alle quali sentiamo di doverci adeguare; le etichette ci aiutano a comprendere la realtà - ne usiamo in abbondanza per questa ragione - ma diventano delle scatole, delle prigioni e hanno dei limiti e dei confini. È importante che teniamo presente che possiamo continuamente superarli, che è possibile farlo. Non è detto che sia facile, non è detto che sia possibile sempre, ma che non siano invalicabili. 


Andrea Brunello – 28:12

Già uaho. Elena che viaggio nel mondo dei Confini. 


Andrea Brunello – 28:31

Senti, posso farti una domanda che mi assilla da un pochino di tempo?


Elena Franchi – 29:37

Purché sia senza confini…


Andrea Brunello – 28:40

Spiritosa. No questa è la domanda, ma allora questi beoti, erano scemi o non erano scemi? No perché mi sta un po' a cuore questa cosa. 


Elena Franchi 28:51

Sei un beota… 


Andrea Brunello 28:53 

Eh, appunto. 


Elena Franchi – 28:54

I Beoti non erano scemi.


Andrea Brunello – 28:56

Ah, ok. Meglio così. Era quello che pensavo anch'io. Certo che però, per un attimo, mi hai proprio fatto preoccupare. 


Elena Franchi – 29:04

Anzi se pensiamo all’esperienza politica dell’egemonia tebana, di Pelopida ed Epaminonda, come hanno saputo divenire protagonisti della storia greca, a un certo punto nella prima metà del IV secolo i beoti sapevano il fatto loro anche in termini di federalismo. 


Andrea Brunello – 29:15

Eh, sì, Pelopida ed Epaminonda. Due geni, due geni assoluti. Senti così per parlare, giusto per ammazzare un po' di tempo, senti ma sul tuo comodino cosa c'è?


Elena Franchi – 29:25

Ah, non mi ero preparata a questa domanda… 


Andrea Brunello – 29:28

Dai conosci tutto sugli antichi greci e non sai quello che c'è sul tuo comodino?


Elena Franchi – 29:34

Devo dire che al momento non c'è niente perché ascolto i tuoi podcast. Ah ah fregato.


Andrea Brunello – 29:38

Certo che mi freghi sempre tu. Va bene, va bene. Allora ringrazio, ringrazio Elena Franchi per la tua disponibilità a essere stata qui con noi oggi a parlarci di confini e per condividere la tua esperienza nella tua esperienza personale e direi che è giunto il momento di chiudere.

Ecco qui sto spegnendo il registratore, ecco spento. 


Elena Franchi – 30:05

Liberi tutti adesso si possono dire le parolacce. 


Andrea Brunello – 30:08 

Ops, non era ancora spento, adesso. Ti ho fregata io… Non sono così beota dopotutto.



Hai ascoltato Riflessi di scienza una produzione dell'Università di Trento in collaborazione con Arditodesio. L’ospite di oggi è stato Elena Franchi professore ordinario presso il dipartimento di Lettere e Filosofia dell'Università. Le musiche sono originali composte ed eseguite proprio per noi da Stefano Os. Riflessi di scienza può essere trovato e scaricato nei maggiori canali di podcast ed esce ogni due settimane. Io sono Andrea Brunello e posso essere raggiunto per comunicazioni, per commenti, per punti di vista all'indirizzo Andrea.Brunello@unitn.it 

Ciao, ciao.


Unitrento

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