Emmanuel - The broken diary - Fourth Season

1.4. Attivo, passivo e medio d'interesse - feat. Dexter Britain (Una lezione interrotta)

June 27, 2023 Antonia Del Monaco Season 1 Episode 4
1.4. Attivo, passivo e medio d'interesse - feat. Dexter Britain (Una lezione interrotta)
Emmanuel - The broken diary - Fourth Season
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Emmanuel - The broken diary - Fourth Season
1.4. Attivo, passivo e medio d'interesse - feat. Dexter Britain (Una lezione interrotta)
Jun 27, 2023 Season 1 Episode 4
Antonia Del Monaco

Ti piace questo episodio? Do you like this episode?

Ascoltiamo un dialogo a botta e risposta tra Emmanuel (Paolo Malgioglio) e Antonia (Elisa Gandolfi) sulle rive del torrente Orco. 
E' uno degli ultimi momenti di spensierata serenità per il ragazzo, la cui psiche ipersensibile non è ancora turbata dalla brutalità della vita. Antonia, profondamente affascinata dalla sua ingenua spontaneità, si lascia sempre più coinvolgere in quell'atmosfera magica e un po' irreale. 
Il brano che si ascolta all'inizio e alla fine è "Nothing to Fear" di Dexter Britain.
...
4. Active, passive and transitive middle
We listen to a back-and-forth dialogue between Emmanuel (Paolo Malgioglio) and Antonia (Elisa Gandolfi) on the banks of the Orco torrent. It is one of the last moments of carefree serenity for the boy, whose hypersensitive psyche is not yet troubled by the brutality of life. Antonia, deeply fascinated by his naive spontaneity, becomes increasingly involved in that magical and somewhat unreal atmosphere.
The song that plays at the beginning and at the end is "Nothing to Fear" by Dexter Britain.

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Ti piace questo episodio? Do you like this episode?

Ascoltiamo un dialogo a botta e risposta tra Emmanuel (Paolo Malgioglio) e Antonia (Elisa Gandolfi) sulle rive del torrente Orco. 
E' uno degli ultimi momenti di spensierata serenità per il ragazzo, la cui psiche ipersensibile non è ancora turbata dalla brutalità della vita. Antonia, profondamente affascinata dalla sua ingenua spontaneità, si lascia sempre più coinvolgere in quell'atmosfera magica e un po' irreale. 
Il brano che si ascolta all'inizio e alla fine è "Nothing to Fear" di Dexter Britain.
...
4. Active, passive and transitive middle
We listen to a back-and-forth dialogue between Emmanuel (Paolo Malgioglio) and Antonia (Elisa Gandolfi) on the banks of the Orco torrent. It is one of the last moments of carefree serenity for the boy, whose hypersensitive psyche is not yet troubled by the brutality of life. Antonia, deeply fascinated by his naive spontaneity, becomes increasingly involved in that magical and somewhat unreal atmosphere.
The song that plays at the beginning and at the end is "Nothing to Fear" by Dexter Britain.

- Non mi spiego quest’afa ad aprile. Che dici, sarà l’effetto serra?

- È possibile.

- Secondo te qual è la causa del riscaldamento globale? Si sentono un sacco di cazzate in tv: gli scienziati danno la colpa all’inquinamento, alle mucche, perfino alle piante. Sembrano un branco di idioti.

- Prima di tutto bisognerebbe capire se ci sia il riscaldamento globale: non è affatto sicuro. E poi, quand’anche ci fosse, non è detto che il responsabile sia l’uomo: i dinosauri si sono estinti molto prima che arrivassimo noi a inquinare il pianeta.

- Dici che potrebbe essere una gigantesca montatura? 

- Non lo escludo.

- Ma per quale scopo? Se è per eliminare il genere umano posso capirlo, in fin dei conti siamo come le cimici: troppi, invadenti e puzzolenti. Ma le mucche, le piante...

- Chissà.

- Scusa prof, ti dispiacerebbe far finta di ascoltarmi? Io ti parlo di problemi seri e tu rispondi a monosillabi. E mi sbadigli in faccia.

- Scusami.

- Ho paura che presto sarai costretta a prendere sul serio i problemi seri. Non da me, ci penserà qualcun altro a costringerti.

- Qualcun altro chi? Lo sai come la penso, ragazzo, non è la prima volta che ne parliamo: moriremo seppelliti da montagne di rifiuti, ma senza scendere dalla macchina e con la sigaretta in bocca.

- Intanto comincia a spegnere la tua, di sigaretta. Ma che fai, sei matta? Butti il mozzicone nell’erba? La vostra è una generazione senza speranza: e poi vi lamentate di noi giovani.

- La butto nell'acqua, contento?

- Proprio per niente: mi inquini il fiume.

- Te lo inquino?

- Lo usano anche i latini, no? Il dativo comecazzosichiama.

- Etico. E poi, a voler essere precisi, questo non è un fiume, ma un torrente: siamo sull’Orco, non so perché sei voluto venire fin qua.

- Perché è pulito. Comunque io punto alla massima semplificazione: se c'è acqua che scorre si chiama fiume, senza tanti fronzoli.

- Perle di saggezza quest'oggi. Sentiamo, dinne un'altra.

- Se ha le penne e vola si chiama uccello. Semplice e sintetico, no?

- E se cammina su due zampe e ha poco cervello?

- Pollo, ovvio.

- Oppure?

- Emmanuel?

- Bravo, vedo che fai progressi.

- Io sarò anche scemo, ma voi linguisti ne avete di tempo da perdere.

- Tu non sei scemo.

- Pure se lo fossi, credimi, sarebbe l'ultimo dei miei problemi. Dammi quel mozzicone, ci penso io: lo sbriciolo e lo sotterro.

- Sono tutti così i tuoi coetanei? Dovresti fare il prete, la guardia forestale, che ne so; a parte il fatto che stai solo cercando di distrarmi. 

- Da cosa lo deduci?

- Dal fatto che meni il can per l'aia.

- Touché.

- Apri il libro.

- Che pagina?

- Lo sai benissimo. Leggi e traduci.

- Bìa ùn hòsper apò tòn Seirenòn...

- No, fermo: Seirènon, non Seirenòn. 

- È così importante?

- Se c'è una cosa che non sopporto è il greco letto male. Bisogna rispettare scrupolosamente tutti gli accenti e gli spiriti, nessuno escluso: su questo non transigo. Forza, ricomincia. Così va meglio, ci siamo quasi. Ora traduci.

- Facendomi violenza, dunque, fuggo via da lui come dalle sirene tappandomi le orecchie, per evitare di invecchiare seduto accanto a lui. Ma quindi Alcibiade era innamorato di Socrate?

- Non interromperti, va' avanti.

- ...e spesso sarei felice di vederlo morto; ma se questo accadesse, so bene che soffrirei molto di più; sicché non so più che cosa farne di quest’uomo.

- C'è un participio predicativo: lo riconosci?

- Ovviamente no.

- Lo sapevo: quando ti deciderai a ripassare il participio? Te l'ho già detto almeno venti volte. Prendi la grammatica. Non lì, più a destra: ti ci sei sdraiato sopra.

- È il mio desiderio inconscio di sopprimerla. Comunque sei tu a menare il can per l'aia: non hai risposto alla mia domanda.

- Quando ti ci metti sei proprio noioso, ragazzo.

- Io noioso? Sei tu che sei incontentabile: ho preso una cotta per Catullo, sta incominciando a piacermi perfino Platone, e tutto quello che trovi da dire è che sono noioso!

- "Perfino" Platone! Grazie della concessione. Comunque non ci siamo, Emmanuel: così non va.

- In che senso non ci siamo? Perché non ho ripassato il participio?

- È tutto il tuo atteggiamento che non va: ti sembra normale startene spaparanzato nell’erba mezzo nudo mentre io cerco di farti lezione?

- Cos'ha che non va questa posizione?

- È poco professionale.

- Professionale?

- Certo: bisogna rispettare i ruoli, e tu non lo stai facendo. Io sono la tua insegnante, non una tua compagna di scuola con cui puoi metterti in libertà. 

- Mettermi in libertà?

- E poi rischi di addormentarti, se continui a stare sdraiato.

- Non preoccuparti, resterò sveglio: mi stanno dando una mano le mosche.

- Basta: siediti. Mettiti composto, altrimenti me ne vado. E abbottonati la camicia.

- Okay. Cioè, va bene. Ma adesso dimmi, per favore: com'era Alcibiade? È una regolare domanda da alunno a insegnante, sei tenuta a rispondere.

- Bellissimo.

- E tu che ne sai?

- Lo so perché lo dicono tutti. Lo dice anche Plutarco nella sua biografia.

- Oh, finalmente facciamo un po' di gossip filologico: non vedevo l'ora.

- Quanto sei scemo, Emmanuel.

- Lo so, è una dote naturale. Allora, che dice Plutarco?

- Che era il più bello degli Ateniesi. Dice anche che aveva la erre moscia e camminava con la testa un po' piegata di lato.

- Così?

- Non fare il buffone. E poi dice che faceva impazzire uomini e donne.

- Figo.

- Non lo metto in dubbio, ma era arrogante e violento: da ragazzino ha picchiato il suo maestro di flauto e un giorno ha perfino tagliato la coda al suo cane.

- Sul maestro non mi pronuncio, ma il cane perché?

- Così, senza nessuna ragione seria. Per far parlare di sé e distrarre la gente dai suoi intrighi politici.

- Questo non è bello. Povero cane.

- No, non lo è. Ma tante cose di lui non sono belle.

- Come te lo immagini?

- Un bestione ringhioso: era un molosso di una razza molto rara.

- Dicevo Alcibiade.

- Lui? Bruno, con lineamenti pronunciati e un fisico possente. Un tipo alla Ricky Shayne. Scusa, dimenticavo: è preistoria, non puoi conoscerlo. 

- E invece lo conosco: uno dei Mods. Ti sembrerà strano, ma ho una certa cultura musicale. Quindi ti piacciono i tipi volgari?

- L’abbondanza di mezzi fisici non implica necessariamente la volgarità. 

- Da come lo descrivi assomiglia un po' a quel tizio italo-francese che giocava a tennis ieri con mio fratello... Come si chiama?

- Vuoi dire Frédéric? Comunque non è italo-francese, è di origine svizzera.

- Ecco, sì: Frédéric Bergamelli.

- Lui è tutt'altro che volgare: a parte i mezzi fisici, ha classe e stile da vendere.

- Ti piace?

- Potresti mandare il tuo cane a scavare un po' più in là? Mi ha riempito la gonna di terra.

- Che fai professoressa, cambi argomento?

- Be', dai, come fa a non piacere Freddy?

- Freddy? Siamo già a questo punto? Se fossi al posto di mio fratello ti prenderei a schiaffi.

- Ma siccome non sei al posto di tuo fratello, il discorso finisce qua.

- Già.

- Vuoi deciderti ad aprire la grammatica, per cortesia?

- No. M'è passata la voglia. Vado a fare il bagno con Tegame. 

- Il bagno ad aprile? Tu sei matto.

- Perché? Fa un caldo tremendo e sono venuto all'Orco proprio perché è pulito e si può fare il bagno. Vieni anche tu?

- Non ho il costume.

- Neppure io: è un problema?

- Certo che lo è.

- Oh scusi, professoressa.

- Evita le facili ironie, per favore.

- E tu i falsi pudori.

- Perché falsi?

- Dai, vieni a fare il bagno: ti giuro che terrò gli occhi chiusi.

- Non se ne parla nemmeno.

- Dovevo aspettarmelo: sei vecchia, professoressa.

- Grazie di avermelo ricordato.

- Dovere. Io vado.

...

 

- Asciugati, ché ti prendi un accidente.

- Sì mamma.

- Non stare all'ombra bagnato. Prendi l'asciugamano.

- Yes mom.

- Mettiti la camicia. Sei proprio buffo così arruffato; vieni qua che ti asciugo i capelli.

- Ora mi scrollo come un cane, così ti bagno tutta la gonna. Poi non si mette la gonna per venire al fiume: si mettono i jeans.

- Ma che gusto ci trovi a fare il bagno nel torrente? Hai la piscina a casa.

- Sarebbe come chiedere a un uccello perché preferisce volare piuttosto che stare in gabbia. Ma già, dimenticavo, forse tu preferisci la gabbia.

- Dipende dalla gabbia.

- Anche se fosse d’oro, professoressa, è finta, è morta. Come la piscina, come l'acquario.

- Potresti andare in montagna. I tuoi hanno preso in affitto una baita ristrutturata a San Sicario, ci sono stata lo scorso week-end con tuo fratello: è bellissima. 

- Ah, ti ha portata anche lì?

- Certo, perché no?

- Giusto: un posticino defilato al riparo da sguardi indiscreti.

- Peccato non saper sciare. A te non piace?

- Sì, mi piace e so sciare abbastanza bene; non come mio fratello che ha vinto diverse gare, ma me la cavo. È l'ambiente che non mi piace, pieno di ricchi snob.

- Non hai tutti i torti. Anzi, mi sa che hai ragione.

- Che ti prende? Di colpo sei diventata triste.

- Niente. 

- Come niente? Guarda che faccia hai!

- Mi è venuto un dubbio.

- Che dubbio?

- All'improvviso mi sono resa conto che tutto quello che stiamo facendo non ha senso. Tu vai benissimo così come sei, non serve a niente quello che ti insegno; anzi, credo che sia sbagliato: rischio di snaturarti.

- Stai scherzando, vero? Tu sei il mio futuro.

- Il tuo futuro?

- Insomma, vuoi lasciarmi qui a ruzzolarmi per terra come un cane per tutta la vita? Sotto sotto lo so che sono un essere umano.

- Ma se mi sfuggi come un’anguilla.

- Dico sul serio, prof: comincia a piacermi studiare. E questo mi secca, sai? Avevo giurato a me stesso di odiare la scuola per sempre.

- Lo dici solo per farmi contenta.

- Ovvio.

- Che stronzo. Ora siediti, dobbiamo ripassare il participio.

- Non ora, dai. Ho bisogno di starmene un po’ in pace con me stesso, non ti ascolterei. Metti su quel cd, per favore? Grazie.

- Che strano questo pezzo.

- È un po' pesantuccio per una ragazza come te.

- Pensi che quello che non scandalizza te possa scandalizzare me?

- Non è che lo penso: ne sono assolutamente certo.

- Non riesco a capire cosa dice, è uno slang impossibile.

- Lasciami cercare un sinonimo decente: "deflorami"?

- Eh?

- All'interno della copertina ci sono i testi: leggiteli da sola.

- Ah, ecco: ora capisco.

- Senti, facciamo un patto: io ascolto la mia musica e tu leggi i tuoi libri, così passiamo un quarto d'ora senza romperci la scatole a vicenda.

- Non sono mica scandalizzata. Anzi, mi piace, è un testo intenso: mi ricorda Catullo, Rimbaud...

- Non deve per forza ricordarti qualcuno. Keep calm and try to relax, professoressa.

(Musica e silenzio).

- Perché bruno?

- Perché bruno chi?

- Alcibiade.

- Stai ancora pensando a lui? Che ne so, il bruno è più passionale.

- Che razza di banalità, professoressa! Sono veramente deluso.

- Spiacente di averti contrariato.

- Non ti piace il biondo?

- Meno del bruno.

- Già, dimenticavo che le rosse…

- Le rosse cosa?

- Niente. Comunque il bruno segna in maniera troppo marcata il confine tra maschio e femmina. Non mi piace quello che è troppo preciso nel sesso.

- Strani gusti, ragazzino.

- Strani perché? Ti sembra normale essere attratti dalle sporgenze fisiche? Tette, culi, muscoli?

- Certo che è normale.

- Anche tu come tutti gli altri, vedo. La gente chiama normali le cose volgari. I miei compagni dicono che vorrebbero farsi le ragazze fighe: ecco, "farsela" è volgare e anche “figa” è volgare. A me fa schifo quello che è volgare. In generale poi non mi piace l’attivo.

- Se vogliamo essere precisi, “farsi” qualcuno non è attivo: è medio d’interesse.

- Grazie della puntualizzazione: allora diciamo che non mi piace il medio d'interesse. 

- In che senso non ti piace?

- Nel senso che preferisco il passivo. È la natura che ti fa: non decidi tu di nascere, non decidi tu di vivere, non decidi tu di ammalarti e di morire. Tanto vale lasciarsi fare, non credi?

- No. Proprio per niente. È un punto di vista molto pericoloso, Emmanuel, non mi piace affatto che tu lo pensi.

- Pericoloso è vivere, professoressa, comunque tu la metta.

(Un lungo silenzio).

- Spiegami il participio.

- A cosa devo questa iniziativa?

- Attenta, prof: se continui a farmi domande, prima o poi sarò costretto a risponderti.